Emotions of America Web Radio

mercoledì 13 marzo 2013

Lower Antelope Canyon


Lower Antelope CanyonSinging with the Navajos
testo e foto by Everett
    Maggio è un mese meraviglioso per viaggiare nell'Ovest Americano. La terra non è ancora riarsa dal sole estivo. Sulle rive dei corsi d'acqua i cottonwood riempiono di verde il fondo delle vallate e le tingono di colori densi e freschi. Le fresche mattine nell' High Desert consentono alle piante grasse del chaparral di svelare quei meravigliosi fiori che non troverete più nelle assolate giornate estive. Prima che le torme di turisti di Luglio ed Agosto inondino queste meravigliose terre, a maggio la sacralità ed il silenzio di queste terre dedicate ai nativi è ancora tutto intatto.
Lower Antelope Canyon - la luce rivela le splendide forme ed i meravigliosi colori di questo slot canyon



   Fratello del più famoso Upper Antelope Canyon, che si trova a poche centinaia di metri di distanza, il Lower Antelope Canyon non è certo il suo gemello… accessibile il primo, più tecnico e spigoloso anche se ben attrezzato il secondo; pianeggiante il primo, scosceso e con diversi salti di livello il secondo. Oltretutto teatro di un drammatico incidente nel 1997 quando, il 12 Agosto, un  letale flash flood proveniente da una zona situata ad oltre 15 miglia dallo slot canyon causò la morte di 11 persone appartenenti ad un gruppo di visitatori affidati alla compagnia “Trek America”; questo incidente viene ancor oggi considerato dai residenti come la peggior catastrofe mai successa nella zona. Quasi tutti i corpi, tranne due persone, che da allora sono considerate ancora disperse, furono ritrovati tra i detriti sulle rive del Lake Powell, circa 6 miglia  più a valle. Francisco "Poncho" Quintana, spogliato dei suoi vestiti dalla velocità delle acque, completamente coperto di lividi e lasciato temporaneamente cieco, a causa del limo intrappolato fon sotto le sue palpebre, fu l'unico superstite di quella tragica giornata. 
Il difficoltoso e non agevole ingresso del Lower Antelope Canyon, attraeverso una stretta fessura nell'arenaria
   Dopo quell’incidente diverse misure di sicurezza sono state attivate per migliorare la sicurezza del Lower Antelope Canyon – una stazione radio costantemente in contatto con il meteo locale è stata istituita all’ingresso. Quando viene emesso un allarme di flash flood, una sirena viene fatta suonare per consentire di evacuare rapidamente il canyon; e lungo la parte superiore del Lower Antelope Canyon sono state posizionate una serie di scatole di metallo chiuse a chiave, alte circa 3 piedi, che sono fissate alle pareti dello slot giusto sotto il bordo del canyon.Ogni scatola contiene al suo interno delle funi, fissate profondamente nella roccia con dei bulloni metallici; le funi e le reti sono perfettamente dimensionate per raggiungere rapidamente il fondo del canyon, nel caso dovessero venire srotolate verso il basso durante una emergenza. Esse si trovano esattamente al di sopra dei principali punti di raccolta del canyon e le scatole metalliche vengono sbloccate nei giorni in cui c’è una minaccia di burrasca o un temporale in arrivo.
  
Un operaio che lavora alla Navajo Generating Station nei pressi di Page e che ha competenze di carpenteria e saldatura ha anche costruito una lunga scala metallica fissata nella roccia che risale i bordi del Canyon alla sua estremità ed in caso di necessità consente di porsi velocemente in salvo. Questa ulteriore attrezzatura fissa rappresenta un'altra possibile sicura via di fuga.
Le varie sezioni di Lower Antelope sono collegate da ripiede scalinate in acciaio
    Il giorno che arriviammo a Page, nel pomeriggio una bomba d’acqua invase e spazzò la cittadina. Lo slot venne immediatamente chiuso, “Ne riparliamo domani… forse” ci disse perentoriamente la guida indiana che sovraintende all’ingresso. La mattina seguente fortunatamente un timido sole si fece largo a fatica tra le nuvole scure della notte ed anche se con qualche timore ci apprestammo a compiere la discesa. Al punto di raccolta, appena fuori la baracchina di legno che fa da ingresso allo slot, uno sparuto gruppo di americani e qualche giapponese mi facevano compagnia – io che avevo con me un “photo pass” che mi consentiva un accesso prolungato oltre il tempo di visita, vengo comunque avvertito dalla guida che ci accompagna di non allontanarmi oltre il limite della scala di risalita sul fondo del canyon e di non perdere comunque contatto col gruppo. L’ingresso allo slot sembra la porta degli inferi, perchè improvvisamente da una crepa che si allarga sul terreno ti infili nel sottosuolo e dopo qualche rampa di scala metallica piantati nella roccia rossa ti trovi subito a 25 metri di profondità. Sulle pareti del Canyon c'era ancora il segno del livello raggiunto dall’acqua la giornata precedente, saranno stati 2 metri e mezzo, 3 metri sopra di no. E’ l’effetto Venturi, che fa aumentare la velocità dell’acqua quando scorre all’interno dello slot, e che scava la roccia in profondità creando quelle meravigliose architetture levigate che abbiamo ora la possibilità di ammirare.
Il suono della chitarra accompagna con la musica la visita di questa meraviglia dell'Ovest

   I due ragazzi Navajos che ci accompagnavano ci raggiunsero, ciascuno con una chitarra al collo – non sapevamo se era  una cosa abituale per loro ma la prendemmo volentieri come una specie di regalo personale. Non avevo mai immaginato quale acustica perfetta possa avere uno slot canyon come quello che stavamo visitando. La roccia rossa e levigata faceva da straordinaria cassa armonica e consentiva alle note delle corde di rimbalzare come una palla di ping pong buttata in una sfera, ma le ammorbidiva in una eco piena di fascino e di calore. Il ricordo di quelle musiche suonate giù per lo slot anche oggi mi fa, a distanza di anni, rabbrividire dall'emozione. Ad un certo punto la guida mi spinge da parte e mi dice di allontanarmi - guardo sopra la mia testa ed un brown recluse volteggia tra le rocce a poca distanza da me - questo piccolo ragno, molto velenoso e che si confonde facilmente con la roccia circostante, ama la semioscurità e si nasconde a volte tra i vestiti e le scarpe (diversi campeggiatori sono stati colpiti dalla sua puntura che inietta una tossina molto potente che manda in necrosi i tessuti colpiti) - meglio tenere gli occhi ben aperti e tenersi alla larga.
   Lower Antelope, come Upper Antelope, è un vero gioiello per i fotografi - per quanto sia difficile posizionare l'attrezzatura (alcuni passaggi sono così stretti che è difficile perfino aprire il treppiede) con la luce giusta di mezzogiorno ed un po' di fortuna puntando l'obiettivo in alto i risultati sono sempre spettacolari. Lame di luce, riflessi tra l'ocra, il salmone, il rosa intenso regalano una delle più intense esperienze di workshop fotografico che si possa immaginare.

Ti interessa ? Guarda anche questo video !

Una lama di luce attraversa le strette pareti verticali di Lower Antelope Canyon
Nel chaparral tra le piante grasse a maggio sbocciano meravigliosi fiori
L'acqua scorrendo tra le strette pareti del Lower Antelope ha creato splendide architetture di colori

























 


mercoledì 6 marzo 2013

Always changing... always the same...


Great Sand Dunes - always changing... always the same...
testo e foto by Everett


    Sono sempre stato affascinato ed emozionato dai deserti e dalla sabbia - In una vita piena zeppa di agende programmate e di itinerari prestabiliti il deserto è destabilizzante, perchè ti toglie le certezze, ti obbliga a confrontarti con l'ignoto, ti distoglie dal reale e ti porta verso il nulla. Il deserto allora diventa un luogo dell'anima, un luogo del non pensiero per ritrovare le radici vere, quelle che come uomo non hai perduto, ma solo dimenticato tra le tante cose da fare e le tante sicurezze che affannosamente cerchiamo nelle cose che quotidianamente facciamo.

Il vento scolpisce le dune del Great Sand Dunes NP, in Colorado
    Nel deserto anche le distanze si misurano diversamente; nel grande Erg africano sul bordo del Sahara a Douz non le contano in chilometri, ma in ore di dromedario, perchè non avrebbe senso calcolarle se non in questo modo, perchè spesso sono non-distanze quando sulla sabbia sai che ogni due passi in avanti ne devi contare uno indietro. Colpito dalla bellezza intrinseca dei deserti ho cominciato poi a capirne la diversità, e vi assicuro che non ne esistono due uguali nel mondo. Da lì sono passato ad esaminare il costituente principale del deserto, la sabbia, ed anche lì, dopo aver raccolto ed aver chiesto agli amici di raccogliere campioni per me da tutto il mondo, vi posso confermare che non ne esistono due uguali. Impalpabile, spessa, granulosa, mineralizzata, sottile, disomogenea, bianca, nera, salmone, rosa,... ne esistono centinaia di tipi differenti a seconda della qualità delle rocce dalle quali le sabbie si originano. Ma veniamo alla meta del nostro itinerario emozionale, il Great Sand Dunes National Park, in Colorado - questo luogo è difficile da raggiungere non in quanto non sia accessibile, ma perchè è lontano dai consueti itinerari alla scoperta del Sud-Ovest americano - non ci si arriva comodamente nè dalla California, nè dai famosi parchi del Colorado Plateau, non è stato immortalato nei film come la Monument Valley, e non è certo famoso e battuto come il Grand Canyon. Però indubitabilmente queste dune, che sono le più alte ed imponenti del Nord America hanno il fascino, tutto da gustare, della scoperta solitaria, del trek in solitudine, del contatto intimo e profondo con gli elementi naturali.
Grandi contrasti tra il beige della sabbia e le scure sagome dei monti che circondano il parco nazionale
 

domenica 3 marzo 2013

Il gioiello nascosto del South-West


Valley of the Gods - Il gioiello nascosto del South-West
testo e foto by Everett

La Valley of the Gods, nella Contea di San Juan, UT, è percorribile con uno sterrato di 17 miglia

   Immaginatevi una Monument Valley in miniatura, ma non per questo meno bella ed affascinante. Immaginatevi cieli infiniti e nuvole che passano veloci negli scenari più "western" che potete immaginare. Immaginate di perdervi in comtemplazione dei mustang selvaggi e liberi che brucano ai bordi della sterrato e vi guardano fieri della loro libertà.  Questi meravigliosi cavalli, discendenti di quelli di razza spagnola a seguito dell'arrivo degli europei in America, si moltiplicarono negli anni, soprattutto nella regione delle Grandi Pianure dove cambiarono la vita dei Nativi Americani. E successivamente si ibridarono con il secondo arrivo di animali portati dagli Europei ai tempi della conquista del West e della corsa all'oro. Il fatto che anche le tribù indiane cominciarono a catturare cavalli appartenenti ad altre tribù, fece sì che l'ibridazione della razza fosse ancora maggiore. Dei 2 milioni di capi censiti nell'ottocento oggi ne sopravvivono circa 25 mila, di cui la maggior parte è presente in Nevada. 

venerdì 1 marzo 2013

The "Sheriff"


The "Sheriff"
Testo e foto by Everett


L'ex-sceriffo della contea mostra gli strati geologici che hanno contribuito alla formazione del Plateau

       Da quando ha smesso di fare lo sceriffo non ha certo smesso di esserlo dentro, intendo nell'anima. Con gli stivaletti di cuoio, la cintura di pelle con una vistosa borchia ellittica di metallo, un largo cappello a tesa western ed il look di quelli che non hanno certo nulla da farsi insegnare Tom Kelling  ha conservato il modus e l'approccio alle vita di chi aveva governato questo territorio del Sud-Ovest con l'occhio attento di chi amministra il territorio, esercita le funzioni di rappresentante delle istituzioni e soprattutto di chi conosce e governa la "sua" contea anche con l’autorevolezza della forza quando è necessario e comunque senza scendere mai a compromessi.


martedì 26 febbraio 2013

Cercando Everett Ruess

Cercando Everett Ruess


 Per 75 anni la scomparsa di Everett Ruess è stato uno dei più grandi misteri degli annali dell’avventura. Ma ora, uno scheletro nel deserto, una storia Navajo di un omicidio ed una batteria di analisi genetiche e forensi riusciranno a risolvere il mistero ?
Testo originale di David Roberts - Traduzione di Everett

Escalante Utah, Novembre 1934

     Era una giornata fredda, quel novembre del 1934.
    Tutto il territorio degli Stati Uniti aveva vissuto la Grande Depressione per più di cinque anni, e nessuna città più di Escalante aveva sentito così forte il morso della  povertà.
    Fondato da pionieri mormoni 59 anni prima, il piccolo insediamento nel sud dello Utah, allora una delle città più remote degli Stati Uniti, era stato colpito in estati successive da una epidemia di cavallette che avevano devastato  i raccolti e dalla peggiore siccità in quasi otto decenni.
   Nel tardo autunno, l'arrivo di qualsiasi visitatore ad Escalante era un evento davvero raro. E 'stato tanto più sorprendente, poi, quando videro quel ragazzo magro dai capelli biondi, arrivare da ovest in città, in sella ad piccolo asino e con un altro alla briglia pieno di attrezzatura da  campeggio.
    Il suo nome, come aveva detto alla gente del posto, era Everett Ruess. Veniva dalla California. E anche se aveva solo 20 anni, aveva vagato da solo tutto il sud-ovest americano per la maggior parte dei precedenti quattro anni.

__________________________________________________________________________________________

Novembre 1934

Una rara foto di Escalante nel 1934 in cui è riconoscibile il cinema
    Dei giovani ragazzi di Escalante guardarono per un istante quello strano viandante. Nei giorni successivi, cavalcavano con lui a cavallo lungo i crinali vicini, condividendo la cena cucinata sul falò a base di carne di cervo e patate. Nella sua ultima notte in città, Ruess andò con un paio di ragazzi del posto al cinema locale. Guardarono assieme un film: “La morte prende una vacanza” .
    Poi Ruess cavalcò da solo fuori città, si diresse verso sud-est lungo l’” Hole in the Rock Trail”  verso un altopiano arido che la gente del posto chiama “Il Deserto”.
    Il giorno prima, aveva spedito un'ultima lettera al fratello in California. "Potrebbe passare un mese o due prima che io possa recarmi ancora in  ufficio postale", scrisse Everett, "perché io sto dirigendomi in esplorazione verso sud lungo il fiume Colorado, dove non vive nessuno".
    Ruess preannunciò la sua prossima tappa della sua personale ricerca di bellezza e di avventura. Una settimana più tardi, a 50 miglia da quel punto, fu visto seduto attorno ad un falò assieme ad un paio di pastori di Escalante.
   
    E poi, Everett Ruess, scomparve dalla faccia della Terra…

domenica 24 febbraio 2013

La Moleskine e l'Arte del Viaggiare


     La Moleskine, uno dei modi che amiamo per iniziare un Viaggio Emozionale - un taccuino fitto di pagine vuote, che sta in poco spazio e si può portare ovunque. Ci piace per annotarci i luoghi che ci hanno colpito, le persone che abbiamo incontrato, disegnarci i panorami che abbiamo osservato.
    Ci possiamo scrivere sopra, lo possiamo usare per farci lasciare un messaggio ed un augurio da chi abbiamo incontrato, ci possiamo incollare qualcosa sopra per non dimenticarlo, perchè è un oggetto analogico, non digitale, è reale non virtuale, non si formatta, non si danneggia. Quando la riportiamo a casa la Moleskine ci ridà indietro tutto quello che le abbiamo fatto vivere, e ci parla nuovamente dei luoghi che abbiamo visto. A volte conserva anche qualche ricordo delle strade che le abbiamo fatto attraversare, come i granelli di sabbia che poi soffiamo a casa nell'interno delle pagine.
    E l'elastico che chiude il bordo rilegato è un po' come la chiave della nostra cassaforte, ne svela i segreti solo su prenotazione. E' uno scrigno privato ma che si concede volentieri alla rilettura nostra e dei nostri amici più cari. 
    La Moleskine ci parla con il nostro linguaggio, è come l'amico che ci capisce subito prima che gli parliamo, e poi non ci critica, non ci giudica, non ci interrompe durante il viaggio. Sta accanto a noi discreta e silenziosa, si concede solo quando la desideriamo, viene da noi solo quando ne abbiamo bisogno e la chiamiamo. 
    La Moleskine che ha viaggiato tanto è un po' sdrucita, ha i bordi spelacchiati, il dorso giallino, qualche pagina arrotolata dalla pioggia... ma è felice perchè ne è nobilitata, contiene l'anima del viaggio e del viaggiatore, ne impersonifica la memoria - e quando la riapriamo l'emozione è quella di riosservare la foto della scuola, l'emozione del primo bacio, o le parole del libro che abbiamo più amato.
     La mia prima Moleskine forse non so più dove si trova... ma se la riesco a ritrovare sono sicuro che mi darà tutte le emozioni di quando l'ho resa viva scrivendoci la mia vita ed i miei primi viaggi...


Nasce il blog "Emotions of America"

Emotions of America

      Il viaggio visto come un grande Percorso Emozionale - ed ogni miglio fatto sulla strada od in appassionanti trails vissuto come una nuova scoperta ed un nuovo messaggio da cogliere. Inoltre un luogo speciale per scoprire e comprendere l'essenza dell' "On The Road" che è quella sottile disposizione alla fuga che è dentro ciascuno di noi e che ci spinge oltre, ed a volte fino all'estremo dei nostri limiti, per raccogliere fino all'ultima immagine, odore, sensazione.    
    Un viaggio fatto per raccogliere la bellezza delle sconfinate strade Americane, degli off-roads più spettacolari, per rivivere le emozioni della Grande Natura, delle Città, dello "Spirit of America" che è dentro molti di noi, o che, senza che noi neanche ce ne accorgiamo, è silente ed ha solo bisogno di essere risvegliato. 
     
      Un viaggio per iniziati e per chi vuole iniziare, non da turista, ma da Viaggiatore Emozionale, ed un viaggio per tornare a casa con molti più rimorsi e tante più emozioni di quando si era partiti. Contenuti originali, foto esclusive, luoghi imperdibili oppure visti sotto una luce diversa, questa è la linea editoriale di "Emotions of America".
    E poi spunti, idee di viaggio, testimonianze speciali, racconti dal campo, immagini che toccano l'anima. Contributi sapienti di chi è stato nei luoghi ed avendoli conosciuti li ha amati. Un po' resoconto ed un po' racconto, un po' romanzo ed un po' poesia, ma sempre con tutta l'emozione e la passione dentro che riusciremo a metterci. 

      Mi aiuteranno a creare ed aggiornare questo taccuino interattivo grandi viaggiatori ed attenti testimoni dei luoghi che attraverseremo - non sarà un forum, non sarà un luogo dove costruire un itinerario, ma una moleskine a cui togliere l'elastico ogniqualvolta dovremo attingere una idea di viaggio, quasi un luogo magico e segreto per "accendere la scintilla" o mantenere viva la fiamma del viaggio.

    Quindi benvenuti su "Emotions of America" ! Allacciate bene la vostra anima... con noi viaggerete lontano ed altrove...